Il Duomo-Concattedrale di San Marco Evangelista, a Pordenone,
accoglie diverse opere di alto valore artistico. Di recente se ne è
aggiunta un'altra, che merita attenzione.
E' stato infatti esposto un tappeto-icona rappresentante la Vergine con il Bambino realizzato in Persia (Kerman, 1920 ca.) in ambito armeno.
Il prezioso manufatto, che si distingue per l'attenzione ai dettagli e per la finezza della realizzazione, ha ordito e trama in cotone e vello in lana.
In occasione della donazione l'icona è stata benedetta e quindi offerta alla devozione dei fedeli: ha trovato posto in una nicchia nella cappella battesimale, recentemente restaurata.
Osservate: resterete incantati dalla delicatezza del volto della Vergine e del Bambino, dai disegni delle bordure e dai colori del manufatto.
Il binomio tappeti (o tessuti) e pittura è spesso presente nelle opere di grandi artisti quali Giotto- II pianto delle clarisse, Assisi- 1290-1295 circa-, successivamente testimonianze si trovano nella pittura veneziana del ‘400 e del ‘500, con rappresentanti quali Bellini, Carpaccio e Lotto. Di quest’ultimo ricordiamo ad esempio “Sant’Antonio elemosinario” (1542) conservato presso la chiesa di SS. Giovanni e Paolo a Venezia. Nel quadro spicca al centro della scena un tappeto dalla tipologia caratteristica, che ritroviamo sovente ripetuta in altri dipinti del Lotto (ma anche di altri pittori), a tal punto che vengono definiti “Lotto” tutti quei tappeti dai dettagli stilistici simili.
Più di recente, nel '900 anche Henri Matisse amò inserire in alcuni
suoi quadri il dettaglio tessile, un esempio è “Pianista e
giocatori di dama”, dipinto del 1924 conservato a Washington alla
National Gallery of Art.
Aguzzate bene la vista quando
osservate un quadro e magari scoprirete il "tesoro" tessile che in
esso è nascosto!
Il Pazyryk, il più antico esemplare dell’arte del tappeto, ritrovato nel 1949 nella tomba di un principe nomade nella regione degli Altai, è conservato oggi al Museo Hermitage di San Pietroburgo.
La sua datazione è assai antica (IV sec. A.C) e sin dal ritrovamento ha stimolato la curiosità degli studiosi poiché l’iconografia e la raffinatezza dei materiali con cui è prodotto testimoniano un già elevato grado di evoluzione tecnica e stilistica dell’arte del tappeto.
Anche Pordenone ha reso omaggio a quest’opera: presso il palazzo della Provincia infatti è possibile vedere la riproduzione in mosaico del tappeto di Pazyryk, realizzata dagli allievi della Scuola Mosaicisti di Spilimbergo.